LA SCATOLA DEL SEME- BACHI
Avevo in casa questa scatola: era stata riutilizzata come contenitore di foto e questo è stato il motivo per cui è sopravvissuta.
Tra le varie fonti di reddito della famiglia Moresco c’era la filanda ubicata negli edifici annessi che comprendevano anche la vicina villa denominata Ca’ Zorzi; la scatola superstite ricorda il passato.
Il lavoro in filanda ha rappresentato una risorsa importante per numerose generazioni di donne. Entrando in filanda giovanissime, le operaie accedevano a diversi livelli di lavoro: scoatìna, ingropina e mistra
La scatola proviene da Vittorio Veneto , da un PREMIATO STABILIMENTO BACOLOGICO.
Se siete interessati, vi consiglio di fare un giretto a San Giacomo di Veglia, vicino a Vittorio Veneto, dove, in una delle tante filande lì presenti, è stato istituito il MUSEO DEL BACO DA SETA. Su un pannello del museo si può leggere: ” A partire dalla fine dell’800 sono sorti stabilimenti e osservatori bacologici di ricerca applicata cha hanno portato l’industria del seme bachi di Vittorio Veneto all’avangardia in campo nazionale……”
Si legge ancora: “….. è stato importato dal Giappone un primo quantitativo di seme bachi poliibrido….”
Recentemente ho rivisto il film del 2007 “SETA” del regista canadese François Girard, tratto dal romanzo di Alessandro Baricco che ne ha curato la sceneggiatura; guardatelo e trarrete spunti sul problema della malattia dei bachi da seta nell’ottocento e sulla necessità di andare in Giappone.
A palazzo Ca’ Pesaro a Venezia si trova il primo museo italiano di arte giapponese ricco di materiale collezionato nell’ottocento.
12 agosto 2017 alle 16:23
Interessante,come sempre …