villa frida

Palazzo del XIX secolo, luogo di spunto per conversazioni su storia, arte, scienza e idee tra due secoli.

L’EMOZIONE DEL TEMPO

Lascia un commento

Il titolo si ispira a quanto espresso da Carlo Rovelli nel libro “L’ordine del tempo“.
Dopo aver spiegato che non ha alcun senso parlare di tempo assoluto ma di combinazioni di eventi casuali più o meno probabili, egli aggiunge che :
Il tempo è la forma con cui noi esseri, il cui cervello è fatto essenzialmente di memoria e previsione, interagiamo con il mondo, è la sorgente della nostra identità. E del nostro dolore.”
E ancora:“Forse l’emozione del tempo è precisamente ciò che per noi è il tempo.”

Queste riflessioni mi hanno fatto ripensare alla motivazione della nascita del blog ed al mio perseverare nel cercare tracce del passato proiettate nel futuro. Si tratta di una comune ricerca umana delle emozioni del tempo?
Come già ebbi modo di scrivere in un articolo del 2012, l’idea del blog nacque per caso o forse era già scritta nella mia mente.
Mi capitò di vedere il film scritto e diretto da Nora Ephron :” Julie & Julia” .
Julie, personaggio oggi realmente vivente, ispirandosi alle ricette culinarie di Julia Child vissuta 50 anni prima, comincia a costruire un blog nel quale racconta le avventure culinarie che le succedono quando mette in pratica le ricette della sua musa ispirarice Julia.
Julia non esiste più ma è reale nella mente di Julie. Il passato è presente.
Non conosco il motivo per cui a volte capita che, inspiegabilmente,  una serie di coincidenze e circostanze ci  portino ad occuparci di persone con le quali non abbiamo avuto un contatto fisico ma che, nonostante questo, sentiamo molto presenti, nonostante siano vissute anni prima di noi.
Secondo quanto scrive Christof Koch nel libro “Una coscienza“: “Perlomeno in laboratorio, il cervello decide ben prima della mente; l’esperienza cosciente di volere un semplice atto – la sensazione di agency o di essere l’autore-  è secondaria alla causa reale.”  Come si forma la decisione rimane inconscio.

Fu così che avvenne: nel 2012, in un giorno di inizio primavera, senza nessuna motivazione apparente, scrissi in Google il nome Sofia Felissént.  Volevo accostare un’immagine ad un nome che nel passato, casualmente, mi era capitato di sentire perché aveva vissuto un lungo periodo in Villa Frida, da quando si era sposata nel 1880.  Lo potevo ben fare anni prima, ma solo in quel giorno  l’ho cercato.
Ecco l’immagine che trovai: un solare ritratto di Sofia intitolato “Dopo pranzo alla Moncia” (una trattoria che tuttora esiste alle porte di Treviso), opera di Giovanni Apollonio attualmente esposta al museo Bailo di Treviso.

Come già ebbi modo di dire, sotto il profilo umano è intrigante la storia della sua vita, trascorsa tra il 1858 e il 1943, per le sue relazioni con il mondo dell’aristocrazia dell’epoca, con la politica, con gli Irredentisti e D’Annunzio, con Ardengo Soffici; ma ancora più interessante, in relazione a Villa Frida, è il suo legame con l’arte tra la fine dell’800 e la prima metà del 900.

Villa Frida presenta notevoli tracce dell’interesse per l’arte di Sofia Felissent.
A distanza di tempo penso che la presenza di così tanti diversificati dipinti distribuiti nella varie stanze (vedi catalogo: “Gli affreschi nelle ville venete. L’ottocento” ed. Marsilio) sia da ricercare non solo nel gusto eclettico che caratterizzava l’arte veneta di fine ottocento ma anche nell’interesse e nelle tante frequentazioni che Sofia Felissent aveva nell’ambiente artistico, in particolare trevigiano. Con tutta probabilità è questo il motivo per cui l’attribuzione dei dipinti di Villa Frida, in prima istanza attribuiti in generale a  Noè Bordignon, ad un esame più attento viene rimandata a più autori di cui se ne vede affinità.
A titolo di esempio confrontate queste due foto: la prima appartiene ad un dipinto di Eugenio Moretti Larise presente sulla facciata di villa Buzzati a Visome, Belluno, la seconda è la foto di un dipinto, un po’ manomesso dal tempo,  presente in Villa Frida, di autore non conosciuto; si tratta di due immagini speculari. L’osservazione è stata fatta dal professore Raffaello Padovani, storico dell’arte.

 

 

Non dimentichiamo infine che Sofia Felissent stessa era una scultrice; una sua opera è il bassorilievo in marmo eseguito in memoria della figlia Maria morta precocemente. In esso appare il profilo di una donna molto giovane contornata dalle tre Parche o Moire greche: Cloto che fila il filo della vita, Lachesi che dispensa i fili del destino e Atropo che taglia il filo al momento prestabilito. Sull’opera c’è una scritta: “TUA MAMMA TUA” e in basso, sulla destra, la firma Sofia. E’ un ricordo in memoria della figlia morta giovanissima a 23 anni.

“Memoria di Maria” Sofia Felissent

Tante ed inaspettate coincidenze mi hanno portato ad aprire fascicoli da tempo chiusi, quasi a rendere immortale la  figura di questa donna o forse, più semplicemente, per riprendere le tracce da lei lasciate come le impronte su una casa, Villa Frida.
Come a dire “la  storia continua…” ed il passato vive nelle emozioni del presente  e della continuità futura.
Passato, presente e futuro dipendono dal nostro sguardo emozionale e possono coesistere nella nostra stanza mentale rendendoci capaci di vivere in simultanea emozioni future, presenti, passate. Questo sentire, per dirla alla Rovelli, è il nostro vedere offuscato del tempo che non esiste in sé, ma che prende forma nella nostra percezione emozionale dei ricordi. Tuttavia tutto ciò rappresenta anche la nostra ricchezza interiore di esseri umani perché, seppur con i limiti che questo atteggiamento comporta, in fondo viviamo di emozioni e con esse scandiamo il nostro tempo.

Autore: villafrida

Villa Frida è un palazzo padronale risalente al XIX secolo ma prima di tutto è luogo di infanzia, di storia, di personaggi veri ( Macola che uccide Cavallotti in duello, Sofia Felissent e la sua vita molto sofferta e vissuta) e di fantasia con le figure di Noè Bordignon che sembra escano dal sofftto. Esso appare per la prima volta nelle mappe catastali austriache per cui la sua edificazione ad opera della famiglia Moresco avviene tra il 1820 e il 1842. Secondo la tradizione, a dipingere le stanze di villa Frida sarebbe stato Noé Bordignon. La dimora viene citata in occasione del matrimonio, avvenuto nel 1900, tra Maria Moresco (figlia di Sofia Félissent e Pasquale Moresco) e il conte Ferruccio Macola.

Lascia un commento