villa frida

Palazzo del XIX secolo, luogo di spunto per conversazioni su storia, arte, scienza e idee tra due secoli.


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BIENNALE DI OGGI, BIENNALE DI IERI

“IL PALAZZO ENCICLOPEDICO”: una retrospettiva storica.

Il Palazzo Enciclopedico di Auriti

La 55° Biennale d’Arte di Venezia è ispirata all’utopia di Marino Auriti che nel 1955 depositò all’ufficio brevetti statunitense il progetto di un Palazzo Enciclopedico, un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità. Auriti progettò un edificio di 136 piani che avrebbe dovuto raggiungere i 700 metri di altezza e occupare più di 16 isolati della città di Washington.

“L’impresa rimase incompiuta – racconta Massimiliano Gioni , curatore della Biennale– ma il sogno di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la storia dell’arte e dell’umanità e accomuna personaggi eccentrici come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati e profeti che hanno cercato – spesso in vano – di costruire un’immagine del mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza. Oggi, alle prese con il diluvio dell’informazione, questi tentativi di strutturare la conoscenza in sistemi omnicomprensivi ci appaiono ancora più necessari e ancor più disperati.”

“Nel corso di questi anni – spiega il Presidente Paolo Baratta presidente della 55° Biennale d’arte di Venezia– nella rappresentazione del contemporaneo è cresciuto il desiderio dei nostri curatori di mettere gli artisti in prospettiva storica o di affinità reciproca, evidenziando legami e relazioni sia col passato, sia con altri artisti del presente. Nello stesso tempo, rispetto all’epoca delle avanguardie, è cresciuta sempre più l’attenzione verso l’intensità della relazione tra l’opera e lo spettatore (viewer) il quale, ancorché scosso da gesti e provocazioni, alla fine ricerca nell’arte l’emozione del dialogo con l’opera, che deve provocare quell’ansia ermeneutica, quel desiderio di andare oltre che ci si attende dall’arte.”

Non solo gli artisti ma la Biennale stessa potrebbe essere inserita in una prospettiva storica ripercorrendo i temi su cui si è incentrata nel corso degli anni.

Quando e perché è nata la Biennale d’Arte?  Con quali criteri furono scelti gli artisti?  Perché ci furono esclusioni importanti?
E di nuovo ecco che si ritorna alla fine dell’800.
Inaugurazione della prima Biennale di Venezia: 30 aprile del 1895. Si tratta di un’esposizione nazionale con una sezione riservata agli artisti stranieri.
Fu il Sindaco di Venezia Riccardo Selvatico a voler fortemente trasformare gli incontri serali degli artisti nelle salette del caffè Florian in una prestigiosa esposizione internazionale.
La cerimonia d’inaugurazione vide la presenza di Re Umberto e di Margherita di Savoia.

Scrive due anni dopo Ugo Ojetti, critico d’arte :
La prima esposizione internazionale d’arte a Venezia, due anni fa, parve e fu un miracolo. Fino allora, chi in Italia parlava o scriveva di qualche impresa artistica, era una campana che suonava a morto: triste e solitario irritava la maggioranza del pubblico affaccendata in tutt’altre faccende. Tutte quelle speranze che tendevano soltanto alle riunioni di oltre monte e di oltre mare, a Parigi o a Monaco, a Barcellona o a Vienna, a Londra o a Zurigo, ora fidano in Venezia.”

Tra i premi più importanti assegnati:

Giovanni Segantini : “ Ritorno al paese natio”

Ritorno al paese natio

Ritorno al paese natio

Paolo Michetti :  “ La figlia di Jorio”

La figlia di Jorio

La figlia di Jorio

L’opera che suscitò il maggior clamore, per l’argomento ritenuto scabroso (un uomo morente circondato da nudi femminili) fu invece il “Supremo convegno di Giacomo Grosso”, che vinse il premio assegnato da un referendum popolare, istituito a fine rassegna.

Tra i pittori veneziani dell’ottocento figurarono vincitori PIETRO FRAGIACOMO, ETTORE TITO, ALESSANDRO MILESI.

E il NOE’ BORDIGNON tanto citato per VILLA FRIDA?
Era già un pittore di una certa notorietà con premiazioni internazionali.
Scrive Paolo Rizzi: ” Le fonti parlano insistentemente, anche se vagamente, dell’ostilità che l’ambiente della Biennale, nel 1895, mostrò nei riguardi del pittore: ostilità che si trasformò in ostracismo. Spesso è citato il contrasto tra la massoneria veneziana e il Bordignon, che era invece un fervente cattolico.”

Anche oggi potremmo porci le stesse domande.
Quali scelte sono state fatte? Secondo quale criterio?

Un fatto incuriosisce: la ritornata esigenza di porre l’opera d’arte in una prospettiva storica.
In un’epoca in cui pittura, foto, video e oggi rete sono diventati  mezzi di espressione artistica capaci di proporre opere diversificate, sembra che l’essere umano abbia pur sempre bisogno di una loro collocazione storica, pena l’annientamento, il non senso, la mancanza di una direzione del suo perenne viaggiare.
Come a dire:

IL PRESENTE E’ INCOMPRENSIBILE SE PRIVATO DEL PASSATO