Il Patriarca Giuseppe Sarto e il conte Ferruccio Macola
La carriera politica di Ferruccio Macola comincia a prendere consistenza con la nomina a patriarca di Venezia di monsignor Giuseppe Sarto.
24 novembre 1894: il patriarca Giuseppe Sarto fa il suo solenne ingresso a Venezia.
Scrive Luigi Urettini nel suo libro “Storia di Castelfranco”:
“Venezia e Castelfranco stavano diventando un interessante laboratorio politico, in cui uomini come il nuovo patriarca e, più modestamente, Ferruccio Macola, sperimentavano una nuova formula politica, il clerico-moderatismo che una decina di anni dopo, diventato Giuseppe Sarto Pio X, sarebbe stata estesa a tutta l’Italia.”
E ancora: “Le elezioni amministrative di Venezia del 1895 videro il trionfo della coalizione clerico-moderata, che avrebbe governato con il sindaco Filippo Grimani in città lagunare per un quarto di secolo.”
“ Ferruccio Macola si serve dell’alleanza ormai stretta con il patriarca Sarto per farsi eleggere deputato nel collegio Castelfranco-Asolo.” Sarà deputato dal 1895 al 1909.
Cosa si intende per clerico –moderatismo?
Lasciando agli storici spiegazioni più precise ed approfondite, vorrei introdurre il discorso con frasi da me costruite, basate su libera interpretazione dei fatti e di documenti nel tentativo di attrarre il lettore verso questo argomento estremamente interessante per le connessioni con tutto il novecento appena trascorso.
E’ il 20 settembre1870: con la breccia di Porta Pia i Savoia invadono lo Stato del Vaticano. Il papa è Pio IX.
Papa Pio IX e il non Expedit:
“è inaccettabile che i cattolici italiani partecipino alle elezioni politiche dello stato italiano e alla vita politica italiana. Se si partecipa alla vita politica del Paese si riconosce al nuovo Stato italiano una legittimità che io, il Pontefice, non posso riconoscere. A causa dell’unità italiana abbiamo perso il potere temporale, ritenuto assolutamente necessario per la nostra indipendenza.”
E successivamente: “mi considero prigioniero del Regno d’Italia. Scomunico casa sabauda, rifiuto la Legge delle Guarentigie”.
Segue nel 1878 Papa Leone XIII:
“ non expedit prohibitionem importat” (la non convenienza implica il divieto).
Tuttavia nel maggio 1891 con la Rerum novarum Papa leone XIII considera la condizione di crisi e di disagio morale, oltre che materiale ed economico, in cui le masse di lavoratori erano venute a trovarsi a seguito dell’improvviso, grosso sviluppo industriale:
“ I progressi delle arti e i nuovi metodi dell’industria, le mutate relazioni tra padroni ed operai, l’accumulo della ricchezza in poche mani e l’estensione della povertà, il sentimento delle proprie forze divenuto nelle classi lavoratrici più vivo, e l’unione tra loro più forte, questo insieme di cose, con l’aggiunta dei peggiorati costumi, hanno fatto scoppiare il conflitto.
E’ di estrema necessità venir in aiuto senza indugio e con opportuni provvedimenti ai proletari, che per la maggior parte si trovano in misere condizioni, indegne dell’uomo. Ormai si è di fronte al monopolio della produzione e del commercio, tanto che un piccolissimo numero di straricchi hanno imposto all’infinita moltitudine dei proletari un gioco poco meno che servile.”
Nel frattempo, da Venezia, il Patriarca Giuseppe Sarto, futuro Pio X :
“ Difficile pensare di proseguire così mantenendo posizioni di “classe” con l’uso della repressione: la borghesia da una parte contrapposta agli interessi delle masse contadine povere e degli operai che si stanno organizzando in lotta di classe. Per non parlare poi delle posizioni troppo rigide dei clericali intransigenti e conservatori!
Ma dove andiamo a finire di questo passo! Dobbiamo fare qualcosa.
Perché non proviamo a vedere se si può trovare una distensione tra le parti e un graduale riavvicinamento.
A questo punto non è possibile che i cattolici continuino a restare fuori dalla vita amministrativa.
Si sa, c’è il non expedit di mezzo ma possiamo vederla così: cattolici deputati si ma deputati cattolici no. In questo modo i cattolici possono entrare in Parlamento a titolo personale e creare una distensione tra le opposte fazioni.
E lei, conte Macola, so che è ben introdotto con il re Umberto, che è amico di vari nobili e soprattutto di alcuni ricchi borghesi, che è così aitante con la penna e con la spada, che si è dato da fare per quella povera gente di Riese e Loria colpita dalla forte grandine, che ha avuto modo di osservare le masse dei poveri emigranti durante il suo viaggio in Brasile, che è interessato alla carriera politica, potrebbe proprio fare al caso mio. La sua collaborazione potrebbe essermi di aiuto per mettere un po’ di accordo tra le parti.
Lei è proprietario e direttore della “Gazzetta di Venezia” e il suo giornale potrebbe essere davvero utile in questo senso.
Proviamo a vedere se è possibile mettere insieme i liberal-conservatori con i clericali moderati così da far fronte al blocco dei socialisti. Con il clero intransigente vedrò poi cosa potrò fare.
Si deve dare però una calmatina: metta da parte i suoi duelli!
E così Ferruccio Macola diventò uno degli antesignani del clerico-moderatismo, movimento che segnò gran parte della storia politica italiana del novecento.
Scusate il tono in apparenza superficiale.
Esiste sull’argomento una tesi di laurea interessante della dott.ssa Stradiotto Roberta dal titolo: ” Un conservatore estremista. Biografia di Ferruccio Macola” relatore di tesi Prof. Lanaro Silvio